mercoledì 13 ottobre 2010

Bersani ospite a "Che Tempo che Fa"


A pochi giorni dall'Assemblea Nazionale del partito che si è svolta a Busto Arsizio, Bersani torna sui punti principali del suo discorso tenuto ai dirigenti del Pd.

La "seconda fase del berlusconismo", rischiosa, secondo il segretario, per la tenuta dei pilastri del nostro sistema democratico, i punti oscuri per l'opposizione riguardo al federalismo di Tremonti, le eventuali elezioni anticipate e la costruzione di un'alternativa aprendo al centro e alle forze che si considerano di "centro-sinistra" e pronte a governare.

Bersani rilancia così l'azione del partito per poter dire le stesse cose "a Varese e a Napoli", prendendo in mano la bandiera di un vero federalismo solidale, rifiutando schemi fallimentari come l'Unione del centrosinistra. Il Pd prova perciò a sfidare la Lega sui suoi temi e sul suo territorio senza risparmiare qualche frecciatina a Fini (protagonista di un "terzismo da Don Abbondio", come lo ha definito Bersani).

Nel Partito Democratico sembrano messe temporaneamente da parte le divisioni interne, sfociate nelle scorse settimane con il "documento dei 75", promosso da Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Il centrosinistra avverte aria di elezioni anticipate (già in primavera come ha detto il segretario del Pd da Fazio), mentre un governo tecnico d'emergenza, che metta mano alla legge elettorale, è un'ipotesi che continua a rimanere sullo sfondo.


lunedì 11 ottobre 2010

Si è riunita sabato a Crotone una partecipatissima direzione provinciale dei Giovani Democratici. Nasce La federazione degli studenti

Sabato scorso a Crotone si è riunita, nella sede provinciale del PD, la direzione provinciale dei Giovani Democratici allargata a tutti i ragazzi che continuano ad avvicinarsi all’organizzazione. Molti i temi trattati nei numerosi interventi, ad iniziare dagli ultimi fatti che vedono protagonista la Riforma Gelmini, dei numerosi tagli che essa ha portato al servizio della scuola pubblica. Si è discusso poi della situazione politica provinciale, dello stato di allerta sociale che ormai si avverte su tutto il territorio provinciale.

L’immobilismo politico creativo del centro-destra che amministra la nostra provincia, dice Dell’Aquila, ci sta portando all’isolamento. E’ impensabile vedere un’amministrazione provinciale che da un anno e mezzo di amministrazione non conosce altre vie se non quelle propagandistiche che, sulla scia di quelle nazionali, stanno portando il paese alla deriva.

A gran voce i giovani democratici chiedono: Dov’è finita la famosa bonifica? Dov’è finito tutto quell’interesse mostrato al mondo dell’edilizia scolastica? La situazione che sta vivendo, per esempio, la scuola media superiore di Petilia Policastro ne è un modello esemplare. Dov’è finita la politica brillante sull’agricoltura che avevano promesso nel mese di agosto provincia e regione? Dove sono i tavoli per rilanciare il turismo? Dove sono i tanto enunciati temi ambientali che aiutino a migliorare la situazione ecologica della nostra provincia?

Noi Giovani Democratici, prosegue Dell’Aquila, avvieremo al più presto iniziative mirate su tutto il territorio provinciale, apriremo circoli GD in più comuni e all’interno di essi creeremo dibattiti costruttivi e propositivi. C’è bisogno di tornare in mezzo alla gente, parlare con loro e fargli capire che c’è un partito, il PD, in grado di ritornare a risolvere i loro problemi ed in grado di far percepire che è in corso un forte processo di rinnovamento. La direzione di sabato è stata la prova evidente che esiste un vivaio largo ed ampio di Giovani Democratici nella provincia di Crotone, che sta cercando di farsi largo ed organizzarsi al meglio per fornire suggerimenti e proposte al PD e ai cittadini. Cercando, con il nostro contributo, di far parte di quel processo Riformista, di cui il PD e i GD possono e devono essere i grandi protagonisti.

Durante la direzione di sabato è stato creato, inoltre, un comitato promotore della FdS (Federazione degli Studenti – il movimento all’interno delle scuole dei Giovani Democratici) e sono stati nominati i referenti di circolo per sei comuni: Paolo Garofalo (Scandale), Francesco Scalise (Strongoli), Davide Marrazzo (Petilia Policastro), Antonio Pace (Cirò Marina), Giovanna Lonetti (Melissa), Oreste Sabatino (Sannicola dell’Alto).

lunedì 4 ottobre 2010

I GD della provincia di Crotone a sostegno degli studenti




Come Giovani Democratici della provincia di Crotone, vogliamo dar voce ai molti studenti che stanno subendo, a causa delle nuove direttive previste dalla riforma Gelmini sulla scuola, numerosi disagi riguardo gli orari degli autobus che effettuano il trasporto studenti.

Infatti, da quest’anno le scuole medie superiori, non solo si sono visti privati di numerose agevolazioni a causa dei troppi e continui tagli verso la scuola, ma si sono visti anche stravolgere l’orario delle lezioni. L’orario di ogni singola lezione non sarà più di 50 minuti ma 60, contribuendo all’aumento dei disagi provocato dal mancato adeguamento del trasporto autobus ai nuovi orari in questione.

Il nostro intento è sollecitare i dirigenti scolastici e i dirigenti dell’azienda di trasporti a una discussione che porti ad una soluzione, cercando di far combaciare gli orari d’uscita delle singole scuole con gli orari di partenza degli autobus facendo si che gli studenti non debbano, necessariamente, aspettare ore ed ore fuori dalle strutture l’autobus che li porti al loro paese. Cercare di offrire un servizio sempre migliore ai tanti studenti che dai loro paesi si spostano per istruirsi, non per giocare, e che fanno già fatica a viaggiare tutti i giorni visto lo stato in cui versano gran parte delle nostre strade provinciali.

Travaglio a proposito dell'attentato a Belpietro

L’altroieri, alla notizia dell’attentato a Belpietro, gli ho inviato un messaggio di solidarietà. Poi ieri ho letto il suo editoriale su Libero, in cui attribuisce il vile gesto al “clima mefitico” causato da chi “conduce campagne di delegittimazione e diffamazione” “indicando al pubblico furore, negando ogni dignità, anche quella umana” agli avversari salvo poi ipocritamente “fingere di ignorare gli effetti collaterali”.
E, dalla solidarietà, sono passato all’ammirazione più sconfinata per un Uomo che, in circostanze così drammatiche, trova il coraggio per un’autocritica tanto feroce. Belpietro infatti doveva avere in mente alcuni memorabili titoli del suo Libero. Per esempio sui rom: “I rom a casa loro” (17/9), “Rogo al campo rom, bimbo muore nelle case lager degli zingari. E ora sgombrare” (28/8). O su Di Pietro: “Tonino se la prende con Silvio, ma il delinquente è lui” (9/10), “Di Pietro l’ultimo squadrista” (3/9). O sul Pd: “Il Pd fa schifo perfino a Prodi” (2/2). O suNapolitano: “L’arbitro parziale” (14/8), “Ha sbagliato per una vita, ora ci fa la predica” (4/9). Ma soprattutto su Fini e famiglia. “Tradimento compiuto, salto di barricata: Fini strilla come Di Pietro”, “Gianfranco manettaro” (27/7). “Italia manicomio, ascoltano perfino un quaquaraquà: in un paese normale un deputato come Granata sarebbe già stato cacciato dal governo, qui si discute di diritto al dissenso. Ora però Granata va lanciato nel campo nemico” (27/7). “Il Bongiorno si vede dal Bocchino, tutti da ridere i nomi dei fedeli di Gianfranco”, “Compagno addio. Fini ha i giorni contati. La mannaia del premier”, “Silvio si sveglia: fuori uno. Scaccio ai golpisti. Il Pdl mette alla porta Granata”, “Prevedo un ticket fasciocomunista Gianfranco-Nichi” (28/7). “Alto tradimento, Fini deve andarsene” (30/7). “Bamboccione per 2 milioni. A 58 anni gli conviene figurare nel nucleo familiare della suocera” (1/8). “Se c’è da tradire, anche le donne scelgono Fini” (4/8). “Chiara Moroni tradisce papà e Papi” (5/8). “Fini il peggiore di tutti” (6/8). “I doppiogiochisti: Futuro e libertà è una banda di bottegai (8/8). “Silvio chiama alle armi. Non avrà pietà dell’ex alleato”, “Ingenuo o bugiardo. Gianfranco ricorda il Pds delle tangenti” (10/8). “Presidente della Camera e zerbino di casa. A 58 anni è succube della compagna e dei parenti” (11/8). “Leader alla deriva. Fini e la Tulliani separati in spiaggia. Per due ore ad Ansedonia non si degnano di uno sguardo” (12/8. In realtà la bionda signora che non lo degna di uno sguardo è una sconosciuta vicina di ombrellone). “Fini è confuso, ormai cade da solo. Scivola sulle scale e va all’ospedale per una contusione alla caviglia” (14/8). “Gianfranco in fuga, disdetto l’ombrellone” (15/8). “Silvio attacca: Fini rubava al suo partito” (18/8), “Fini lavora un’ora su 12. Che lavoro fa veramente?” (19/8). “La pulizia etnica di Fini”, “Elisabetta e la festa a sbafo per il battesimo della figlia” (26/8). “Fini e i suoi compari non arrivano al 4%” (27/8). “Ely imbrogliava perfino per fare la giornalista” (28/8). “La Cricca nell’ufficio di Fini” (29/8). “Fini, lo sbloccacricca. Affari e truffe”, “Il talebano Fini” (31/8). “Fini, la lettera salvacricca” (1/9). “Fini impose l’uomo del boss” (3/9). “Fini ora vattene” (4/9). “Il Grande Ipocrita”, “I finiani rubano pure le nostre firme” (6/9). “La meritocrazia di Fini: più soldi ai fannulloni”, “Gianfranco aiutò il finanziere truffatore” (8/9). “Il presidente è nudo. Se avessimo voluto metterlo in imbarazzo avremmo potuto pubblicare alcune foto senza veli. Invece gliele regaliamo” (23/9.
Sotto, gigantografia di Fini nudo in barca). “Il falsario è Gianfranco” (25/9). “Fini fa pietà e la chiede pure”, “Fini va trattato come la Franzoni” (26/9). Ecco, non v’è chi non veda il clima mefitico causato dalle campagne di delegittimazione e diffamazione scatenate da Libero indicando gli avversari al pubblico furore e negando loro ogni dignità anche umana, salvo poi fingere ipocritamente di ignorare gli effetti collaterali. Bravo Belpietro, te le sei cantate chiare.

domenica 3 ottobre 2010

Lodo Lega, la banda armata non è più reato!

Dopo tante leggi ad personam/s per Silvio B., eccone una per i fedelissimi di Umberto B., in nome della par condicio. La norma è ben nascosta in un decreto omnibus che entra in vigore fra pochi giorni, il 9 ottobre: il Dl 15.3.2010 n. 66 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’8 maggio col titolo “Codice dell’Ordinamento Militare”. Il decreto comprende la bellezza di 1085 norme e, fra queste, la numero 297, che abolisce il “Dl 14.2.1948 n. 43”: quello che puniva col carcere da 1 a 10 anni “chiunque promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni di carattere militare, le quali perseguono, anche indirettamente, scopi politici” e si organizzano per compiere “azioni di violenza o minaccia”.

Il trucco c’è e si vede: un provvedimento che abroga una miriade di vecchie norme inutili viene usato per camuffare la depenalizzazione di un reato gravissimo e, purtroppo, attualissimo. Chissà se il capo dello Stato, che ha regolarmente firmato anche questo decreto, se n’è accorto. L’idea si deve, oltreché al ministro della Difesa Ignazio La Russa, anche al titolare della Semplificazione normativa, il leghista Roberto Calderoli. Che cos’è venuto in mente a questi signori, fra l’altro nel pieno dei nuovi allarmi su un possibile ritorno del terrorismo, di depenalizzare le bande militari e paramilitari di stampo politico? Forse l’esistenza di un processo in corso da 14 anni a Verona a carico di politici e attivisti della Lega Nord sparsi fra il Piemonte, la Liguria, la Lombardia e il Veneto, accusati di aver organizzato nel 1996 una formazione paramilitare denominata “Guardia Nazionale Padana”, con tanto di divisa: le celebri Camicie Verdi, i guardiani della secessione. Processo che fino a qualche mese fa vedeva imputati anche Bossi, Maroni, Borghezio, Speronie altri cinque alti dirigenti che erano parlamentari all’epoca dei fatti, fra i quali naturalmente Calderoli.

In origine, i capi di imputazione formulati dal procuratore Guido Papalia sulla scorta di indagini della Digos e di copiose intercettazioni telefoniche, in cui molti protagonisti parlavano di fucili e armi varie, erano tre: attentato alla Costituzione, attentato all’unità e all’integrità dello Stato, costituzione di una struttura paramilitare fuorilegge. Ma i primi due, con un’altra “legge ad Legam”, furono di fatto depenalizzati (restano soltanto in caso di effettivo uso della violenza) nel 2005 dal centrodestra ai tempi del secondo governo Berlusconi. Restava in piedi il terzo, quello cancellato dal decreto La Russa-Calderoli. I leader leghisti rinviati a giudizio si erano già salvati dal processo grazie al solito voto impunitario del Parlamento, che li aveva dichiarati “insindacabili”, come se costituire una banda paramilitare rientrasse fra i reati di opinione degli eletti dal popolo. Papalia ricorse alla Corte costituzionale con due conflitti di attribuzioni fra poteri dello Stato contro la Camera, ma non riuscì a ottenere ragione. Restavano imputate 36 persone, fra le quali Giampaolo Gobbo, segretario della Liga Veneta e sindaco di Treviso e il deputato Matteo Bragantini. Ma ieri, nella prima udienza del processo al Tribunale di Verona, si è alzata l’avvocatessa Patrizia Esposito segnalando ai giudici che anche il reato superstite sta per evaporare: basta aspettare il 9 ottobre e tutti gli imputati dovranno essere assolti per legge. Stupore generale: nessuno se n’era accorto. Al Tribunale non è rimasto che prenderne atto e rinviare il dibattimento al 19 novembre, in attesa dell’entrata in vigore del decreto. Dopodiché il processo riposerà in pace per sempre. Le camicie verdi e i loro mandanti possono dormire sonni tranquilli. Il Partito dell’Amore, sempre pronto a denunciare il “clima di odio che può degenerare in violenza”, ha depenalizzato la banda armata. Per l’“associazione a delinquere dei magistrati” denunciata da B., invece, si procederà quanto prima alla fucilazione.


Il Fatto Quotidiano 03/10/2010